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Cosa facciamo

Carciofo e Carduccio di Bologna

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Il Carciofo Violetto

La sua sopravvivenza si deve ad alcuni agricoltori che hanno custodito questa varietà e si sono impegnati per tutelarlo e valorizzarlo raccogliendone i getti laterali chiamati carducci che, una volta asportati, generano altre piante in tutto e per tutto uguali alla pianta madre, la riproduzione non avviene attraverso il seme. Il ciclo della pianta inizia a settembre e arriva fino a luglio successivo, i preziosi capolini vengono raccolti tra metà maggio e metà giugno. I terreni argillosi delle colline bolognesi conferiscono alla varietà San Luca un sapore fresco ed erbaceo. I capolini principali e secondari che sono la parte più pregiata, hanno dimensioni contenute e un caratteristico colore violetto; si mangiano freschi o lessati e conditi con olio extravergine.

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Il Carduccio

A Bologna si chiamano tradizionalmente “cardetti” o “carducci” e nel mese di novembre viene effettuata l’operazione di “scarducciatura” o “scardettatura”, un diradamento che permette alla pianta “madre” di svilupparsi appieno garantendo successivamente una buona produzione di carciofi. I carducci che se ne ricavano vengono destinati al trapianto per generare nuove piante, che diventano pienamente produttive dopo due anni, mentre gli altri vengono tradizionalmente destinati all’alimentazione. L’impegno dell’Associazione del Carciofo Violetto di San Luca è di rilanciarne l’utilizzo nelle cucine domestiche anche grazie ai suggerimenti e alle ricette di noti chef bolognesi.

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